Abstract
L’aborto farmacologico è la prassi di interruzione volontaria di gravidanza maggiormente scelta dalle donne. La presunta facilità di utilizzo, la possibilità della rinuncia al ricovero ospedaliero, l’esaltazione della privacy e dell’auto-determinazione della donna rappresentano i principali motivi di tale scelta abortiva.
La riflessione si svolge partendo da un’analisi storica dello sviluppo della pillola abortiva e del suo utilizzo in Italia attraverso una procedura ad alto impatto emotivo, sanitario, giuridico ed etico, che non sembra rispettare la legge 194/78, che regola la procedura di IVG. Si procederà all’esame dei dati relativi all’aborto in Italia, che evidenziano un significativo aumento degli aborti farmacologici, per analizzare la modificazione della percezione della gravità morale dell’atto abortivo farmacologico rispetto a quello chirurgico. Dal punto di vista bioetico la problematica riguarda la salute della donna, che coinvolge la sua dignità, ma anche il principio di autonomia, il ruolo dei Consultori e la relazione medico-paziente. L’approccio adottato si basa sulla prospettiva bioetica personalista e la posizione del Magistero della Chiesa.