Abstract
Una rigida interpretazione della Creazione nella prospettiva ebraica vede in essa un atto completo e perfetto, che non può essere ulteriormente migliorato. Questo porta ad una concezione statica, che inevitabilmente implica un divieto di tutte le forme di potenziamento, o anche qualsiasi forma di intervento della scienza e della tecnologia. Ogni tipo di miglioramento, piccolo o grande, ma anche ogni tipo di miglioramento scientifico e di progresso tecnologico può essere considerato come una sfida a Dio, come un "affronto" o un "insulto" al Suo atto, come un comportamento arrogante di interferenza nel piano, nella volontà e nella sapienza divini.