Abstract
La tradizione giuridica e medica, non solo occidentale, ha da sempre ritenuto che la morte dovesse essere accertata attraverso la cessazione delle attività cardiocircolatorie
Invero dalla prima metà del Novecento i progressi scientifici, hanno messo in discussione l’adeguatezza del criterio cardiopolmonare e degli esami strumentali ad esso collegati per accertare il decesso di pazienti con lesioni cerebrali, tali da causare stato di incoscienza e dipendenza dalle apparecchiature per la ventilazione assistita.
Possono, dunque, essere utilizzati criteri alternativi a quello cardiorespiratorio per accertare la morte di questi pazienti? L’interrogativo ora formulato costituisce sola la prima delle questioni sulle quali i medici, i giuristi, i filosofi, i teologi e l’opinione pubblica continuano tuttora a discutere. La natura del dibattito non è dunque solo scientifica, ma anche etica.