La mente animale e la mente umana sul “tavolo” delle neuroscienze
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Come citare

Carrara, A. (2016). La mente animale e la mente umana sul “tavolo” delle neuroscienze. Studia Bioethica, 9(3), 51–57. Recuperato da https://riviste.upra.org/index.php/bioethica/article/view/2917

Abstract

Questo contributo cerca di affrontare, senza esaurirlo, il problema antropologico di una supposta differenza qualitativa tra regno animale e mondo umano. La prospettiva è peculiare: quella della ricerca neuroscientifica applicata alla sfera del mentale, e di quest’ultimo, l’enfasi viene posta su ciò che ad ampio raggio, ed a volte in modo equivoco, si intende per “intelliganza”. La soluzione a questo quesito non risulta indifferente all’ora di finanziare e mettere in atto politiche e progetti concreti volti a “ripensare” e a “ridisegnare” un’ecologia ambientale ed umana che possa contribuire efficacemente a mitigare, se non a migliorare, l’attuale crisi economico-socio-morale globale. Per voler visualizzare con un’immagine la nostra quaestio, basti rileggere un bel paragrafo del Marcozzi di oltre trent’anni fa: «Nel cortile del grande Istituto di Medicina Scientifica di Leningrado, Wiem, è innalzato un monumento al cane. Al visitatore stupito di vedere così onorato un animale, per quanto utile, insipiente, viene data questa risposta: “È al cane che l’umanità deve finalmente la conoscenza della sua psiche e dei rapporti che intercedono fra questa e il cervello. Una lunga serie di esperimenti sui cani, condotti dal noto psicologo russo Pavlov e dalla sua scuola, ha definitivamente dimostrato che la psiche umana è sostanzialmente uguale a quella del cane e, in genere, degli animali. Donde uno strettissimo rapporto di causalità fra il cervello dell’uomo e tutte le manifestazioni della sua psiche”» . Ma è proprio vero che è stata definitivamente dimostrata la sostanziale uguaglianza, o indifferenza, tra mente umana e mente animale? Le neuroscienze contemporanee confermano tale presunta identità?
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