Resumen
Summary: Eckhart discusses the knowability of God by presupposing two principles: 1. The act to be is God. 2. The divine nature is the hidden act to be. This essay tries to enquire into the meaning of these two principles. The first part of the essay considers the context and the demonstration of the principal thesis, ‘the act to be is God.’ Eckhart distinguishes the divine act to be from the created act to be, which he calls formal actuality of all forms or common act to be. This created plenitude is received and limited by creatures, which have their own act to be. The intellect receives common being by understanding it. The second part of the essay unfolds the human understanding of being. The human mind recognizes common being
and the other transcendentals by a natural habit impressed by God. Any other knowledge is received through sensual experience. Eckhart calls the natural habit of understanding the ‘spark of reason’. This kind of cognition refers to apprehension, i. e., the human mind apprehends being in everything or apprehends everything qua being. Nevertheless, when we want to know whether this or that thing is, we have to express this existence in a judgment of the form: ‘S is.’ In this case, ‘being’ is not the copula but the predicate of the proposition, which manifests, that all things we know exist by participation. The third part shows how Eckhart applies this understanding of being to God. On the one hand, he distinguishes faith and reason inasmuch as faith in revelation transcends the natural understanding of being. For instance, the Trinity is a mystery to which human understanding has no access though we have to try to understand it in a deeper way once it is revealed. On the other hand, Eckhart maintains, that
the transcendentals are the divine essence. However, we understand the transcendentals as they are found in creatures. Though the transcendentals signify perfections belonging to God by essence, their mode of signification belongs to creatures. Thus, Eckhart’s philosophy and theology of the divine names lie between two extremes. He affirms that the transcendentals are God, and denies that they are God: «God is not good, nor better, nor best. If someone said, that God were good, he would do him the same injustice as if he called the sun black». But this negation refers to the mode of signification of the transcendentals and is rooted in the affirmation of the act to be. Nevertheless, the negation emphasizes that human understanding
has no access to God’s mode of existing. God is the hidden act to be. Eckhart experiences this darkness of human understanding regarding the divine act to be because the spark of the soul is the measure of any understanding. Inasmuch as the spark cannot reveal God as he is in himself, our understanding falls short of apprehending the divine essence in this life.
Key words: Meister Eckhart, metaphysics, understanding of being, creation, negative theology, analogy, faith and reason, spark of reason.
Sommario: Eckhart tratta il tema della conoscibilità di Dio presupponendo due principi: 1. L’atto di essere è Dio. 2. La natura divina è l’atto nascosto di essere. Il presente saggio cerca di investigare il significato di questi due principi. Nella prima parte, consideriamo il contesto e la dimostrazione della tesi principale, “l’atto di essere è Dio”. Eckhart distingue l’atto di essere divino da quello creato, che egli chiama l’attualità formale di tutte le forme ossia l’atto comune di essere. Questa pienezza creata è ricevuta e limitata dalle creature, che hanno quindi il proprio atto di essere. L’intelletto riceve l’essere comune comprendendolo. Nella seconda
parte del saggio, sviluppiamo la comprensione umana dell’essere. La mente umana conosce l’essere comune e gli altri trascendentali grazie all’abito naturale in essa impresso da Dio. Ogni altra conoscenza viene ricevuta attraverso l’esperienza sensibile. Eckhart chiama l’abito
naturale dell’intelletto la “scintilla della ragione”. Questo tipo di conoscenza si riferisce all’apprensione: la mente umana apprende l’ente in ogni cosa o apprende come ogni cosa come ente. Nondimeno, quando desideriamo conoscere se questa o quella cosa esiste, dobbiamo esprimere questa esistenza in un giudizio la cui forma è “S è”. In questo caso, “ente” non è la copula ma il predicato della proposizione, il che manifesta che tutte le cose che conosciamo
esistono per partecipazione. Nella terza parte, mostriamo come Eckhart applica questa comprensione dell’ente a Dio. Da una parte, egli distingue fede e ragione di tal modo che la fede nella Rivelazione trascende la comprensione naturale dell’ente. Ad esempio, la Trinità è un mistero al quale l’intendimento umano non ha accesso, anche se dobbiamo provare a capirlo in un modo più profondo, una volta che è stato rivelato. D’altra parte, Eckhart mantiene che i trascendentali sono l’essenza divina. Però, noi comprendiamo i trascendentali nella misura in cui vengono trovati nelle creature. Benché i trascendentali significhino perfezioni che appartengono a Dio per essenza, il modo in cui vengono significati appartiene alle creature. Quindi
la filosofia e la teolofia dei nomi divini, in Eckhart, sta fra due estremi. Egli afferma che i trascendentali sono Dio, e nega poi che sono Dio: “Dio non è buono, né migliore, né ottimo. Se qualcuno dicesse che Dio fosse buono, gli farebbe la stessa ingiutizia che se chiamasse
nero il sole”. Ma questa negazione si riferisce al modo di significazione dei trascendentali, e si radica nell’affermazione dell’atto di essere. Al contempo, la negazione sottolinea che l’intendimento
umano non ha accesso al modo di esistere proprio di Dio. Dio è l’atto nascosto di essere. Eckhart sperimenta questa oscurità dell’intendimento umano riguardo all’atto di essere divno, perché la scintilla dell’anima è la misura di ogni comprensione. Dato che la scintilla non può rivelare Dio come egli è in sé stesso, il nostro intelleto viene impedito di apprendere l’essenza divina in questa vita.
Parole chiave: Meister Eckhart, metafisica, comprensione dell’ente, creazione, teologia negativa, analogia, fede e ragione, scintilla della ragione.