Abstract
Questo contributo intende, a partire da suggerimenti provenienti da S. Bonaventura, fissare qualche punto intorno ai guadagni che la riflessione etica attuale (quindi anche bioetica) potrebbe ottenere, mediante una ispirazione più marcata alla bellezza, al pulchrum. Procederemo prima fornendo un rapido quadro del pensiero del Serafico, dal quale emergerà per sé la bellezza della sua ostensione dell’essere pensato (dal Verbo), creato, redento, santificato. Tale quadro è necessario, poiché –come nota ottimamente von Balthasar- apparentemente manca nel Serafico, quanto al pulchrum, un definito “elemento unificatore (…) perché Bonaventura non ha mai composto un trattato sul bello” . Da ultimo, ricaveremo dalla mens bonaventuriana qualche considerazione applicativa concreta ed oggi cogente.